Il mio Kurdistan, rappresentato da un tarassaco sfiorito, quando la natura gli permette di attecchire e colonizzare altri luoghi librando i suoi steli leggeri nell’aria.
Quando si è trattato del tema curdo, ho pensato subito di utilizzare quel disegno perché la realtà curda è talmente varia, divisa al suo interno e fragile che ho pensato solo di poter augurare loro di realizzare il sogno di avere una terra propria da poter chiamare Kurdistan.
Territori affascinanti, che non hanno mai trovato pace, né in passato né nel tempo presente. Abitati da forti personalità spesso impegnate in lotte contraddittorie. Certo, un filo del fiore tarassaco, che viaggia con il suo seme attaccato, può sembrare solo una follia. Ma la capacità dei semi di bucare anche il cemento armato non va mai sottovalutata.