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Laura Canali
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Recco mappa geopoetica

La geopoetica per Recco: una mappa che racconta la storia

“Recco, mappa geopoetica di una città” è l’opera che ho realizzato nell’ambito del progetto “Argonauti – un canto per Recco” promosso dal Teatro Pubblico Ligure e ideato dal direttore artistico Sergio Maifredi

Disegnare la mappa geopoetica di un luogo significa prima di tutto cercare di comprendere la storia, il vissuto comune, il sentimento con cui viene percepito da chi lo abita e gli dà futuro. Quando il Teatro Pubblico Ligure mi ha proposto di realizzare questa mappa nel contesto del progetto Argonauti un Canto per Recco” nella mia testa ho disegnato la curva sottile della Liguria, il confine frastagliato delle sue coste, e ho visto i colori del mare. Chi mi segue da qualche tempo lo sa, Genova e i territori circostanti sono da sempre nel mio cuore.

Di seguito il testo che accompagna l’opera, e naturalmente la geopoesia.

“Ricordare è risalire in solitudine l’alveo di un fiume in secca”

(Il rumore del tempo, Osip Mandel’štam)

Le città attraversate da un fiume hanno una fisionomia più bella delle altre. Un fiume dona un profilo sinuoso, le abitazioni e le strade si susseguono lungo il nastro che sfocerà inevitabilmente in mare. Non tutte le città attraversate da un fiume hanno anche la fortuna di affacciare sul mare e altre sono così grandi da perdere nella loro urbanistica la grazia dell’alveo del fiume che le attraversa. Recco no. Recco sembra scendere dalle colline verso il mare assecondando il letto del suo torrente che sembra essere privo di acqua. Infatti anche nelle mappe che ho consultato per realizzare la mia, viene colorato non in azzurro pieno ma con diverse strisce interne a significare che l’acqua è poca quasi sempre. Ma appunto, “quasi” è da sottolineare perchè per natura un torrente, a differenza di un fiume, quando è carico d’acqua diventa pericoloso per la sua impetuosità. Può trascinare giù palazzi e distruggere ponti. Ecco, la storia di Recco è così, impetuosa e calma allo stesso tempo, come il suo torrente.

Recco ha molti ricordi, diversi dai suoi vicini, più duri da conservare ma fondamentali per tutta la costa ligure. Recco, prima del 10 novembre del 1943, era, dal punto di vista architettonico, bella come Camogli, tipica come Santa Margherita Ligure, invece dopo quella data è venuto giù tutto. Si perchè quel giorno, alle 21,40 ha avuto luogo il primo bombardamento di Recco ad opera di 22 bombardieri della Royal Force Britannica cioè la Raf. 33 tonnellate di bombe sono state sganciate nell’arco di dieci mesi perchè la data dell’ultimo bombardamento è quella del 28 agosto 1944.

Recco viene rasa al suolo per il 90%. Gli abitanti, dopo i primi bombardamenti che fanno 127 vittime, si rifugiano in collina e quando tornano lo spaesamento è il primo problema che affronteranno. Non avere più punti di riferimento geografici e fotografici è un trauma molto potente. Non poter più ritrovare le proprie case, gli angoli dei ricordi, tutto questo è una ferita aperta ancora oggi perchè questo tipo di traumi si tramanda di generazione, senza volerlo, è un tatuaggio in fondo ai cuori.

Ma perchè è stata colpita Recco? Perchè Recco ha una posizione strategica, è ed era snodo ferroviario e stradale. Bloccando la ferrovia di Recco si bloccava la Liguria. Il diciottesimo bombardamento della Raf abbatte il ponte ferroviario ma i bombardieri continuano a ferire la cittadina, vogliono ricordarci che siamo dalla parte sbagliata della storia. La ferita su suolo fascista deve rimanere impressa e lo rimarrà.

Oggi i cittadini di Recco, parlando della loro città, sembrano scusarsi per la sua bruttezza, si sentono dispiaciuti per la ricostruzione frettolosa e sgraziata ma la ferita di Recco e la conseguente sofferenza è responsabilità di tutti. Nessuno dovrebbe dimenticarlo e per questo motivo nella mappa emozionale di Recco ho sostituito l’arco ferroviario con il profilo di parte della Liguria. Le 27 località scelte vogliono essere un segno di solidarietà storica alla città di Recco. Ognuna di quelle 27 poteva subire la stessa sorte che è capitata a Recco.

Vivi attraverso quel piccolo pezzo di tempo che è tuo, ma quel pezzo di tempo non è di per sé la tua vita, è la somma di tutte le altre vite che sono contemporanee alla tua… Quello che sei è espressione della storia.

(Robert Penn Warren, poeta e scrittore statunitense)

Il pezzetto di tempo di ogni vita umana, sommata a quella dei suoi contemporanei, genera una grande energia e a Recco di energia se ne è vista tanta nel primo dopoguerra. Ci è voluta molta forza di volontà e molta forza d’animo per ricostruire e rimettere insieme ciò che era rimasto. Ma in realtà, dalla tragedia arriva però qualcosa di più e sarà una vera e propria rinascita che avrà origine dal mare, proprio davanti alla foce del Torrente Recco, dove c’è il porto che accompagna il movimento dell’acqua.

Dopo il 25 aprile del 1945, data dalla quale si può ricominciare a pensare alla rinascita, le stradine che portavano al mare non esistevano più ma un’osteria vicina alla spiaggia era miracolosamente sopravvissuta ed era il luogo di ritrovo dei ragazzi, compresi quelli dell’Enotria, squadra di pallanuoto fondata nel 1913 da un gruppo di studenti. Nel 1922 divenne una vera squadra pallanuotista e il nome completo era Rari Nantes Enotria. Il nome Enotria deriva dai “Bagni Enotrio” che era il luogo dove le famiglie recchesi andavano al mare.

Da queste origini si passa direttamente al dopoguerra. I giovani avevano la necessità di ricostruire i loro luoghi da questo campo di macerie che era ormai Recco.
Ma c’era il mare, lì davanti a loro, davanti all’osteria, il mare che all’orizzonte si confonde con il cielo. Il mare non può cambiare sotto le bombe, è stabile e affidabile. È il posto giusto dove ripescare i fili dei ricordi e riannodarli.

I ragazzi di Recco ci si tuffano e costruiscono un campo galleggiante nuovo. Con la solidarietà dei concittadini potranno acquistare due palloni di cuoio che spalmeranno di grasso per rallentare l’acqua che comunque li renderà pesantissimi e completeranno gli acquisti con calottine bianche e nere e con i galleggianti per delineare il campo nel mare.

Così rinasce la Pro Recco e la rosa della squadra del primo dopoguerra è formato da: Priario, Priano, Ferrari, Manuelli, Caliogna, Mori, Figari, Scazzola e Cappellini. La Pro Recco vincerà, nella sua lunga storia che è ancora attuale, 34 scudetti. L’energia e la volontà di vivere di questi ragazzi corre parallela alla rinascita della città stessa. È un’osmosi, un respiro all’unisono dal mare alla città e viceversa.

Sei ragazzi di Recco più un foresto che veniva da Genova, credo che sia stato il più straordinario caso di prodotto sportivo autoctono vincente nello sport italiano, e non solo.

(Eraldo Pizzo, Caimani come me – SAGEP Editori pag. 47)

di Laura canali

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