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Laura Canali
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Mapping Emotions Cuneo

Mapping Emotions in Cuneo, il racconto di una città bellissima che non ricorda il suo futuro

Possono le mappe narrare storia e prospettive di una città? Può la cartografia e le geopoetica tracciare le linee del percorso futuribile di un luogo? Conosciamo davvero il posto in cui viviamo?

Certo, poste da me queste domande suonano più retoriche che mai. Ma davvero immedesimarsi con una città e fondersi con essa è stata una sfida. Rispondere ai quesiti, un confronto. Ma è quello che abbiamo provato a fare io e Lucio Caracciolo, il 24 ottobre al teatro Toselli di Cuneo, parlando alla città del progetto Mapping Emotions, all’appuntamento “Il mondo in carta” nell’ambito del Festival dei Luoghi Comuni.

Mapping Emotions in Cuneo è una lettura in tre mappe della città, che mi è stata proposta dall’Associazione Cuadri, per stimolare una nuova visione del luogo attraverso un’interpretazione scientifica ed emozionale. 

Cuneo è una città di confine, uno spazio tra Italia e Francia che ha perso le connessioni con i Paesi che la tengono in equilibrio, scivolando in un magnifico sogno in cui tutto funziona, ma tutto sfugge. Una città trasportata dall’acqua dove i fiumi diventano un limite e la logistica un problema, chiusa dalle Alpi che la proteggono ma al tempo stesso la nascondono al mondo. Un luogo di pace e benessere che elogiando la propria storia si dimentica di guardare in avanti, oltre le montagne e verso il mare.

Cuneo, la città trasportata dall’acqua

PANNELLO INTRODUTTIVO ALLA MOSTRA MAPPING EMOTIONS IN CUNEO

La realizzazione di queste tre mappe si è basata su un progetto d’interpretazione della realtà della città di Cuneo. L’Associazione Cuadri si è fatta promotrice e ispiratrice del progetto e, con la sua organizzazione, mi ha permesso di colloquiare con tre gruppi di cittadini cuneesi di diverse fasce d’età e anche di un gruppo di persone proveniente da diverse nazionalità stanziate a Cuneo da qualche anno. Tutte le persone hanno dimostrato un grande attaccamento alle proprie radici cuneesi e molto orgoglio di abitare un luogo così significativo per la lotta partigiana. Ma parlando ho notato che tutte provavano un sentimento simile alla rassegnazione, come di una mancanza di prospettiva verso il futuro, nessuno sapeva veramente esprimere esattamente cosa mancasse.

La sensazione che ho provato è stata
di una barca a vela nel mare senza vento da mesi.

Prima di avventurarmi nella storia di Cuneo ho guardato attentamente la mappa delle strade che si dipanano dalla città e ho visto che il collegamento con la Francia è interrotto sia per gli autoveicoli che per la ferrovia. La strada sarà riparata a breve, mentre la ferrovia presenta un problema più complesso perché il guasto riguarda
solo il tratto francese e l’Italia non può esercitare nessuna pressione.

Interrompere il collegamento con la Francia equivale
ad interrompere il collegamento con la Liguria e con il mare.

Questo blocco non è solo un problema pratico ma è anche un fatto concreto che rivolge Cuneo verso Nord-Est ma non a sud. Cuneo diventa una punta di freccia scagliata dai suoi fiumi che prendono velocità dalle montagne. Si perché osservando sempre di più la mappa, ho visto un luogo fisico in movimento ma che può andare solo verso Nord-Est. Questo è infatti il cammino che intraprendono i cuneesi che vanno a studiare e a lavorare altrove. La città è in un vicolo cieco nel senso vero delle parole. Questo cambia tutto, questo cambia la percezione del passare del tempo, cristallizza la città che si è trincerata nel verde che abbonda data la fecondità del territorio.
Naturalmente in tutto questo rientra la storia di Cuneo che è la storia di una vita da sempre sul “confine”. Vivere su un confine è una grande responsabilità, è avere una posizione diversa rispetto agli altri cittadini di altri luoghi della stessa nazione. Il confine si percepisce, c’è sempre, sta lì accovacciato per secoli ma in poco tempo può stravolgere la vita di tutti senza che questi abbiano deciso assolutamente niente. Il confine è responsabilità dei governanti di altre nazioni. Chi ci sta in mezzo conta poco purtroppo nella storia. A parte gli eroi che riescono ad uscire, con il loro carattere, dagli schemi, la loro grande energia trascina tutti come Duccio Galimberti. Ma purtroppo la lotta partigiana non è sinonimo di vittoria e infatti le conseguenze di fare parte degli sconfitti della seconda guerra mondiale, ci ha privato di porzioni di territorio piemontese strategicamente importanti, come la Valle di Roja che ci collegava alla Liguria. La Francia non ha interesse ad agevolarci nei collegamenti in quel senso, noi dobbiamo connettere città importanti come Torino, Cuneo, Genova, Savona e Ventimiglia, loro no.

Il tempo è lento perchè la vita scorre diversamente in una zona di confine.
Le persone subiscono l’influenza dei luoghi dove vivono, la geografia conta.

Guardando ad alcuni periodi prima della seconda guerra mondiale, si scopre che Cuneo aveva dei collegamenti molto vivaci tra la Francia e l’Italia, funzionava da cerniera per i commerci soprattutto del sale che veniva dal mare, per le castagne, che venivano dal territorio limitrofo, per i bachi da seta e per tanto altro. Ma era la storia che permetteva questo, il legame con gli Angiò di cui c’è traccia anche in alcuni edifici di Cuneo, l’essere un dominio dei Savoia, che erano molto legati a Nizza, Napoleone Bonaparte che con la sua tattica di guerra ha poi cambiato l’urbanistica di Cuneo.
Oggi Cuneo deve trovare una nuova identità, deve cercare un modo per uscire da questa “attesa” che la storia gli ha affibbiato in un tempo di pace lunghissimo, il più lungo di sempre e speriamo che rimanga così. Ma serve un nuovo “Duccio Galimberti che dal balcone di casa sua sappia dare un nuovo inizio alla città, una nuova pista da battere che non può essere solo quella di parcheggiare l’auto in un comodo piazzale e passeggiare in un verde viale.

“Andare a Torino e uscire dai confini della città mi ha aperto gli orizzonti. Ma contemporaneamente mi ha legato al mio luogo di origine. Qui i giovani vogliono solo andarsene, senza agire.”

“Cuneo è la città perfetta per tornare ogni 2 o 3 mesi. Esci un fine settimana, vedi gli amici e basta così”

“Dagli amici che sono andati a studiare fuori, scopro connessioni impensabili a Cuneo, dove permane la mentalità fissa della piccola comunità”

“A Cuneo non c’è mai niente da fare”

(firmato: i giovani di Cuneo)

24 ottobre 2021, Teatro Toselli, presentazione di Mapping Emotions in Cuneo

La città ha risposto, chiesto, interpretato. E ogni volta che l’analisi delle mappe crea un dibattito, stimola un confronto, incanala delle conversazioni e provoca dei punti di vista, io sento di aver fatto bene il mio lavoro. E di aver vinto un po’.

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